lunedì 21 marzo 2011

Quel ramo del Lago di Como...

Lago di Como (Italy),
February 20th

Mussolini. Rummenigge. Clooney. E non me vogliano gli altri. Sono questi tre nomi che mi son rimasti nelle orecchie mentre, accompagnato da sorridente rossa fiamma di Primavera, viaggiavo sul Lago di Como, qualche ora fa. In fuga verso una salvezza mai raggiunta il primo; in fuga dalle fatiche pallonare il secondo; in fuga dalla popolarità il terzo. In fuga da una Milano troppo asfissiante io, con i dovuti paragoni. Come se quel lago rappresentasse un posto sperduto, dove nessuno ti può trovare, dove nessuno ti vuol cercare. Il silenzio che ti avvolge nel bel mezzo del suo bacino è di quelli rilassanti, che potrebbero star ovunque ma si trovano li, in quella Como tanto piccola quanto culturalmente immensa. Per accedere ad alcune delle sue insenature, l’uomo ha dovuto creare strade alte e piccole funicolari per collegarle, in faccia a una natura che voleva restare inesplorata, selvaggia. Per accedere alla sua quiete si è spostato mezzo mondo, dagli Stati Uniti alla Russia. Per raccontarne la fiaba si è scomodato anche il Manzoni.

Lo speaker del battello continua a parlare, mentre dalla sua bocca percepisco sempre più suoni fievoli, lontani da quella realtà. Ormai sono lontano con la mente. Troppo dentro un Lago attorno al quale probabilmente non avrò mai né una villetta né una zattera, ma che porterò dentro leggero come una foglia di Primavera. Illustri occhi ne hanno ammirato il riposo dello specchio, che oggi si fa contemplare dai modesti miei. Incapace di saperne narrare le sensazioni ma coi polmoni pieni di una purezza da tempo dimenticata.

martedì 15 marzo 2011

Fango fuori, fango dentro.

Parma (Italy),
March 13rd

Bobcats Parma vs Rams Milano 26-0
Golden League F.I.F. - Week 2

Il fango - da definizione wikipediana - indica comunemente una miscela composta da materiale solido finemente disperso e da una quantità relativamente piccola di liquido, derivata principalmente, ma non necessariamente, da sedimentazione. Ciò che la definizione ignora però, è che esistono due tipi di fango, uno dannatamente concreto che si incrosta sul casco dopo una partita e uno infinitamente astratto, che si soldifica dentro il corpo quando il rimorso di non aver provato a fare di tutto per giocarsela supera la sconfitta stessa. Ripensi a ogni singola azione e nell'intimità dei tuoi pensieri sai che quel runningback è passato perchè hai sbagliato a fare un placcaggio o che non credendo abbastanza in un buco libero hai buttato all'aria quella decina di yard che magari avrebbero cambiato l'esito di un quarto. E ti ritrovi li a scrostare un casco, magari scartando le urla di mamma, moglie o fidanzata, che non comprendono come ci si possa ridurre in quello stato penoso per una partita. Vorresti star li a spiegare ciò che provi, a dire la parola giusta, a darti la consolazione necessaria, ma non ci riesci ed in fondo è giusto così. Perchè non è affatto facile spiegare che anche se ora divisa e casco sono limpidi e puliti, il fango c'è sempre ed è solidificato nel cuore. Perchè quello nessuno riesce a vederlo tranne te che sai essere difficilissimo da mandar via. Sappiamo tutti come fare però; proviamoci. Tocca solo a noi capire se vogliamo tornare a casa a testa bassa o con la testa alta di chi sa di essersi almeno risparmiato il lavaggio interiore.