lunedì 2 marzo 2009

La matita che uccide...

New York City,
February 18th

Ricordo i sorrisi dei ragazzi che mi fermavano in Times Square la Domenica mattina. Sorrisi che fendevano l’aria e illuminavano d’immenso una New York coperta dalle nuvole. Loro ti venivano incontro e ti cominciavano a sussurrare la loro voglia di cambiamento. Il loro amore per quell’uomo nero, venuto da lontano. E a te quasi si stringeva il cuore quando dicevi che no, non eri americano. Quindi, non avresti potuto votare. Ma – magnificenza di un raggio di sole che ti trafiggeva – a loro poco importava. Ti abbracciavano e ti spiegavano quanto volevano cambiare quella terra che avevate entrambi sotto i piedi. Perché non era mai troppo tardi per inseguire un sogno. Perché quelle tre parole, te le sussurravano come un segreto d’amore: Stati Uniti d’America. Il paese delle opportunità. La terra delle speranze. Il loro piccolo grande giocattolo rotto, che stavano mettendo – come bimbi con gli occhi a goccioloni – nelle mani dell’unica persona che poteva aggiustarlo.

Poco lontano, nella carta che avvolgeva gli hot-dog, le parole si sprecavano. Le parole di chi ha la fortuna di non parlare da solo in piazza, ma di scrivere follie e farle anche pagare. Su quei giornali che deridevano l’incapacità di alzare le braccia al pubblico di McCaine, tralasciando che quelle braccia erano state appese al tetto di una cella in Vietnam. E su quegli stessi giornali che trovavano ogni giorno un motivo nuovo per non eleggere Barack. Financhè perché – per tutte le bandiere a stelle e strisce – è africano! Parole pesanti, parole taglienti, che si nascondevano dietro un vile bipartizanesimo della notizia. Fino a quando le parole, non hanno lasciato posto ad un disegno troppo ingombrante per essere nascosto. Il New York Post infatti, per mano della matita di Sean Delonas, qualche mese dopo l’elezione di Barack Obama, pubblica una vignetta (nella foto) dove sono disegnati due poliziotti che sparano ad uno scimpanzé. Nella didascalia si legge “Ora dovranno nominarne un altro per riscrivere il pacchetto di ripresa dell’economia”. Stupore. Giù il sipario. Senza applausi.

Una porcata immonda che ha l’unico pregio di ridimensionare definitivamente chi definì “abbronzato” lo stesso protagonista della vignetta. Una battuta, seppur evitabilissima, che da queste parti fu presa per tale, anche dal sognatore più accanito. Sognatore che ora, invece, ha perso tutto d’un tratto il sorriso. Sotto il cielo di una New York diventata scura di nuovo. Perché? La domanda di chi con gli occhi a goccioloni, si vede buttato il proprio giocattolo rotto a terra, davanti gli occhi. Mentre su nuove pagine sporche di senape, il Post chiede scusa.

Times Square è deserta la Domenica mattina. Nessuno ferma più nessun’altro e nessuno vuole più raccontare la favola della speranza. Un fredda mattina di metà inverno, è arrivata la matita di Sean Delonas ad uccidere l’anima di milioni di americani e ad affondare una nazione con una semplicissima vignetta. Alla faccia di chi per anni ha cercato armi più potenti. Ora non ride più nessuno. E a Central Park, anche ai piccioni è passata la voglia di sgranocchiare molliche di pane. Stavolta, possono davvero solo bastare delle scuse?

Enricuzzu

16 commenti:

Anonimo ha detto...

Sicuramente è stata una notizia che come tutte quelle riguardanti atti razziali suscitano scalpore e disgusto. Tuttavia ciò che realmente mi ha colpito e che sicuramente mi ha più destato interesse è stata la dichiarazione del Ministro della Giustizia Eric Holder. Ti posto il link http://www.associatedcontent.com/article/1492782/attorney_general_eric_holder_stirs.html. Come noterai si apre un problema ancor più importante, quello della tolleranza americana e mi chiedo: " "E' così multietnica la società americana o è solo una leggenda metropolitana che si fa spazio da anni?" Come mai quei quartieri malfamati sono pieni di neri, mentre grosse percentuali di brokers hanno la carnagione bianca? Ci riscaldano la minestra dell'America-patria di tolleranza da troppo tempo, è ora di cambiare registro!

Enricuzzu ha detto...

Gli USA sono una nazione particolare, ma che effettivamente si sono stretti intorno ai loro problemi è hanno avuto la forza di votare per qualcuno che in passato non sarebbe mai salito alla Casa Bianca. E questo cambiamento, senza il voto dei bianchi, non sarebbe potuto succedere.

Gli USA inoltre non sono un popolo che nasce la. Sono figli di lontane generazioni quasi tutte europee e quindi, seppur sentono un attaccamento territoriali come pochi (bianchi e neri, grandi e piccini) alla base non sono figli della loro terra. Sono un calderone di razze, di colori, di usi e di costumi diversi che volent o nolenti hanno imparato a convivere fra loro.

Pur credendo che il razzismo ancora sia ben ontano dallo scomparire, non credo che la distinzione "brokers bianchi, delinquenti neri" nella stragrande maggioranza sia voluta. Perchè per dirne una, l'orgoglio americano della NBA (per chi non conoscesse, il Basket) che porta avanti una nazione e solletica l'orgoglio di milioni di cittadini, è portato avanti dai neri. Neri che sono visti non come uomini ma come divinità a tratti irraggiungibili.

Cionostante - ripeto - il razzismo si annida e non scompare. Anche se da quelle parti, in misura minore da quello che abbiamo in Italia.
La gente, il popolo a stele e strisce, votando Barack ha dato un segnale non da poco, e ha dato un segnale che poteva dare solo se ci si univa tutti da New York a Los Angeles. A me non sembra il caso di rovinare tutto con squallide vignette di chi si fa leone da dietro una matita.

Un abbraccio e scusa la lunghezza
E

Anonimo ha detto...

enricuzzu, ricorda che gli Usa sono uno stato contraddittorio fino all'incredibile....capace di tutto nel bene e nel male...capace di aprire con entusiasmo e grande ottimismo al primo presidente nero della storia come di cercare di ammazzarlo dal primo giorno in cui è in carica..( spero tanto non avvenga mai ovvio) ma è nel dna di una nazione troppo grande e diversificata che sotto quelle 50 stelline tiene insieme realtà e condizioni sociopolitico-culturali perche' si possa credere in una coesione reale o che si tratti della stessa grande nazione. Sarò diventato cinico, ma quella vignetta prima o poi penso sarebbe saltata fuori, le scuse non bastano, ma l'obiettivo era cmq quello, a denti stretti e dietro tante false scuse era quello di dar voce a una parte di america che se potesse la sera ancora uscirebbe incappucciata di bianco con torce alla caccia di tipi "abbronzati" da brutalizzare o appendere a qualche palo della luce...
cmq sia e per fortuna l'america è anche tanto altro e tanto meglio, quel meglio che ha messo appunto obama dentro la stanza ovale...

ps che s'adda fa per non parlare di una certa partita... :O) Marco/ jonas

Anonimo ha detto...

errata corrige:

condizioni sociopolitiche e culturali ( troppo diverse)

Enricuzzu ha detto...

Speriamo mai che il bel faccione di Barack non si trovi un puntino rosso in testa, qualche mattina... Speriamo mai...

Anonimo ha detto...

La vignetta è talmente folle e "violenta" che sembrerebbe solo una provocazione molto brutta.E' qualcosa che ferisce un pò tutti perchè oggi, come nel dopoguerra, ci sentiamo e ci vogliamo sentire tutti un pò americani.Vogliamo fare anche nostra una speranza che non appartiene solo agli americani ma al mondo intero.In un momento storico in cui è obiettivamente difficile sperare in meglio. Il mondo sembra proprio appoggiato su una tavola, in bilico tra il rotolare da un lato o dall'altro.E anche una semplice vignetta, in un momento così delicato può contribuire a dare un colpetto dalla parte sbagliata.
Mingo Romano

Enricuzzu ha detto...

Mingo, e aggiungo che ancora più "ferenti" perla dignità umana, sono le scuse dopo la vignetta. Superati i 18 anni, hai la responsabilità della tue azioni... e una volta che hai fatto quella porcata, non te ne uscire con scuse ridicole. Ci si poteva pensare prima, prima di buttare fango.

ClaudioRN ha detto...

L'analisi fatta da Marco Jonas mi ha colpito e mi è piaciuta.
E' impossibile che un giornale così importante pubblichi una vignetta del genere e nessuno ne sapeva niente prima: è stata senza dubbio pubblicata appositamente per "dar voce ad una parte di America" che ancora esiste!
Io comunque non la leggo in maniera così tragica come l’ha letta Enrico.
L’elezione di Obama non ha risolto il problema razzismo, non lo ha debellato. Fare finta che non esistesse più sarebbe stata una pericolosa forzatura, perché per risolversi i problemi bisogna prima conoscerli e poi affrontarli. Far finta che non ci siano non aiuta affatto.
In ogni caso l’elezione di Obama ha evidenziato che il razzismo, un tempo predominante, oggi è una minoranza: questa consapevolezza resta, come resta il fatto che un’ulteriore passo avanti è stato compiuto. La vignetta è servita comunque a non illudere nessuno: si è andati avanti, ma non si è debellato il problema!
Claudio.

Enricuzzu ha detto...

Claudio,
tutto giusto quello che dici, ma per me la cosa gravissima è che la vignetta viene da un giornale di caratura nazionale come il NY Post e non da un ragazzotto seguece del Ku Klux Clan che inneggia in Piazza.
O come funziona? Se la stessa battuta in Italia la fa Berlusca si urla al "LUI non può farla" e a New York, non cambia se la fa uno o l'altro?

La becerità della "frecciata" alla base è lampante. Diventa porcata immane però se consideri chi tale frecciata l'ha lanciata. La posizione che si occupa, importa eccome.

E

Anonimo ha detto...

Sinceramente parlando, non ero a conoscenza di questa vignetta se tu non avessi scritto questo post...devo dire che, per come vedo io le cose sono rimasta molto colpita (in senso negativo), non sono mai stata negli USA, ma ho sempre saputo, più per cultura che per esperienza personale, che la libertà che gli americani tanto decantano e che vedono massimo sfoggio in quella statua, è un utopia perfino per loro!! Credo sia intrinseco nel DNA dell'uomo essere razzista, come credo la storia ci insegna è la superbia, il denaro e la malvagità che spinge i popoli a non avere rispetto gli uni per gli altri!!Quella vignetta riprovevole ne è l'esempio...e non c'è giustizia che tenga, perchè fosse stato per il mio modo di giudicare il fatto, avrei levato ogni opportunità di libera espressione a questo "giornalista" e anche alla testata stessa che ha permesso la distruzione, credo per sempre, della propria immagine!Come in ogni cosa che segna un cambiamento nella storia, c'è da aspettarsi il meglio, ma anche il peggio e quindi ogni tipo di reazione. Ma, come la vita insegna, a volte è meglio prendere solo la parte positiva, sperando che quest'uomo, che oggi è diventato molto più di un semplice uomo sappia far vedere al mondo intero che siamo tutti uguali, mostrando lui stesso per primo rispetto e tolleranza, incominciando con mettere fine a quell'interminabile guerra che il suo predecessore ha iniziato e mai finito! Solo così quella vignetta sbiadirà così tanto da non essere più ricordata neanche dal suo creatore stesso.Germana

Enricuzzu ha detto...

Cara ex compagnetta di scuola,
credo che sia più facile che la Statua si faccia una passeggiata per Times Square, che il vignettista ammetta l'errore. Quella vignetta va pensata. E per pensarla serve una mente davvero becera. Che non credo rinsavrà.

Un bacio
E

Anonimo ha detto...

Infatti, caro ex compagnetto di scuola, mi sembra di aver detto che i tre sinonimi di razzismo siano : Superbia, denato e MALVAGITA'...come vedi, anche se in due modi diversi diciamo la solita cosa...non rispondere sarcasticamente tanto per rispondere...leggi a fondo prima!
Germana

Enricuzzu ha detto...

Facciamo così: la prossima volta ti disegno una vignetta! ;-)

Anonimo ha detto...

Come al solito anche in una cosa seria come questa abbiamo degenerato...comunque semplificando la storia per i lettori, diciamo che sono pienamente d'accordo con te...
Germana

mefisteo ha detto...

ehi ciao piacere di conoscerti sono un sicilianozzo che nn vede l'ora di scappare da un paese bello e da una reggione fantastica ma che nn è abbastanza grande da poter dare quello che due teste come le nostre desiderano spero di conoscerti sono su face e faccio parte del gruppo lascio tutto e apro un dar alle awai alessandro nardelli contattami se puoi
ciao ciao

Enricuzzu ha detto...

Ciao Ale
speriamo di tornare un giorno o l'altro in Sicilia. Significa che sarà cambiato qualcosa per davvero.
Aggiungimi!

E