giovedì 29 maggio 2008

Parole

Le parole che non ti ho detto, quelle che non so dire, o quelle che avrei voluto ma non posso. Le parole sussurrate, le parole immaginate, le parole disegnate. Le parole scritte sulla sabbia come segreti in attesa che le onde le ricoprano d’intimità dagli sguardi altrui. Le parole dette, le parole sentite, le parole toccate, le parole annusate, le parole assaggiate. Le parole che sfuggono come sabbia al vento alla logica dei cinque sensi. Le parole che cadono dal cielo, come foglie secche d’autunno nel turbinio delle nostre emozioni. Le parole che sono li fuori da qualche parte. Le parole che ci sfiorano colme di verità, le stesse parole che innocenti, facciamo finta di non sentire. Le parole che ci bruciano, quelle che ci gelano, quelle che ci fanno vivere. Quelle parole che abbiamo sentito fin troppe volte, quelle che chissà mai quando sentiremo e quelle che invece non sentiremo mai. Le parole che fanno insorgere popoli, le parole che li portano alla guerra, le parole che li porterebbero alla pace. Le parole immortali e quelle fin troppo mortali. Le parole che uccidono, le parole uccise. Le parole insignificanti, proprio quelle senza le quali quelle significanti non avrebbero senso. Le parole colme di rabbia, quelle colme di amore, quelle colme di malinconia, quelle colme e basta che servono a tappare i nostri rumorosissimi silenzi. Le parole che escono a fiumi, sotto incontrollabile follia, prive di sensato raziocinio, come quelle scritte ora. Quelle parole che come recitava il superuomo, resteranno sempre indietro lente, come ombre, dietro le sensazioni.

Enricuzzu

venerdì 23 maggio 2008

23 Maggio 1992

Ricordo che quella sera di sedici anni fa mi legai il giubbino più stretto. Era Maggio, ma c’era stranamente un'aria fredda in giro. Ero piccolo, ma lo leggevo negli occhi della gente che camminava. Chiedevo a mia mamma ma mi rispondeva come si fa a chi è troppo piccino per capire. Ma avevo capito. Nel mio piccolo avevo capito che se n’era andata qualcosa da Palermo. Se n’era andato qualcuno dal cuore dei palermitani.
I giorni seguenti ricordo la miriade di striscioni appesi per la scuole. Tutti che urlavano rabbia al cielo, bagnati dalle lacrime e inneggianti un solo nome. E’ li che realizzai cosa è la mafia. Un’ombra oscura, che ovunque andremo ci seguirà maligna e terrificante. E capii che mi faceva schifo. Lo urlai al cielo perché ho sempre creduto che se di una cosa ti vergogni ma non puoi evitarla, serve a poco nasconderla. Quell’uomo su quell’ombra ci camminò sopra sprezzante come pochi ebbero coraggio di fare. Ma quell’ombra oscura, quel 23 Maggio del 1992, lo fece saltare in aria con una carica di 500 chili di tritolo.
Anni dopo rabbrividii quando mi dissero che mio padre, atterrato con un volo quel giorno, in parallelo con quell’uomo, mancò l’appuntamento col tritolo per pochi minuti, avendo perso tempo bevendo un caffè all’aeroporto. E riecheggia nella mia mente quella sensazione immortale nel risentire quel botto mostruoso che ci sconquassa le coscienze. In quanti avremmo avuto il coraggio di fare quello che fece lui? Di urlare che la mafia fa schifo non da dietro una tastiera ma dall’alto di una montagna dove c’è il rischio di cadere?
Quell’uomo non ci ha mai giudicato, ma gli piaceva parafrasare J.F. Kennedy nel dire che “Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni. Questa è la base di tutta la moralità umana.
Quel pomeriggio di quindici anni fa, la mafia riuscì ad uccidere un uomo. Ma non riuscì minimamente a scalfirne il nome. Giovanni Falcone vive accanto a noi.

In memoria di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Di Cillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro.

Enricuzzu

(nella foto) Giovanni Falcone

martedì 13 maggio 2008

Lacrima rosanero

Calda nasce dal profondo, fredda muore nell'infinito per confusione di emozioni. Lenta solca il viso, restando in equilibrio sul mento, trafitta da un raggio di sole. Così piccola, così immensa, da bastarne appena una goccia per rendere un popolo intero schiavo di passione. Si chiama lacrima.
Ironia della sorte, a Siena stava finendo tutto, a Siena finirà tutto davvero. Non c'era il sole quel giorno, quando il ginocchio fece crack, e tu, timido e indifeso, zoppicasti in silenzio a lato. Palermo ti prese in braccio come solo un genitore sa fare con suo figlio e ti insegnò a camminare. Nuovamente. Salisti sulle sue braccia ragazzo e toccasti terra uomo. E ora siamo ai saluti. I saluti di una Palermo che vorrebbe ma non può. Una Palermo che in silenzio ha imparato a piangere ed in silenzio ha imparato ad amare. Perchè come un vecchio poeta australiano scriveva sulla sabbia, l'amore è anche saper rinunciare all'altro. A saper dire addio senza lasciare che i nostri sentimenti ostacolino ciò che probabilmente sarà la cosa migliore per coloro che amiamo.
Anche quella nera fascia di Capitano che indossavi al braccio era triste. Si stacca la lacrima dal viso, scivolando sull'erba del 'Barbera'. Che la conserverà gelosa per l'eternità.
Ciao Campione.

Enricuzzu

(nella foto) Carvalho de Oliveira Amauri

domenica 11 maggio 2008

Cartoline "fantasma" da Mondello

Quando abitavo in Via Anadiomene, qualche anno fa, avevo il mare a sinistra ed il mistero a destra. E se la mattina la scelta non poteva che cadere "facile" sulla spiaggia, la sera buttavo uno sguardo intimorito dall'altra parte. Tante storie si sono raccontate, tante altre sono state raccontate a metà, e forse sono queste ultime quelle che fanno più paura. Io, piccolo, nell'ombra della mia stanza mi interrogavo sul dove fosse il limite fra realtà e fantasia. E forse, non ho mai voluto saperlo.

di Roberto Puglisi

La cancellata gialla è un annuncio. Ecco la villa fantasma davanti al “Palace”. Per la verità, non l’unica dei paraggi, considerando che parecchi siti avvezzi a discorsi di stregoneria citano un’altra costruzione elegante a Piazza Caboto, in sospetto di poltergeist. Che fa addirittura più impressione, perché rammenta vagamente la dimora tetra di “Profondo Rosso”. Eppure, la villa fantasma doc è proprio quella del “Palace”, meglio nota al grande pubblico. Quando passi accanto al cancello, è impossibile non sbirciare con apprensiva curiosità, per tentare di cogliere il guizzo di uno spiritello burlone. Tutti hanno notato qualcosa di strano. I pescatori della piazza lasciano andare la memoria, con molta circospezione, trattandosi di anime sante o screanzate, ma ricordano perfettamente. “Una volta ho visto una fontana che zampillava. L’indomani era sparita”. “Una volta ho visto muratori che lavoravano, con una tavola imbandita per la pausa pranzo e gli attrezzi imbiancati di calce. Ho pure parlato col capomastro. Sono andato a comprare le sigarette. Cinque minuti dopo sono tornato e non c’era più nessuno”. “Una volta ho visto un bambino che girava con un triciclo, come in quel film, come si chiama?”. Si chiama “Shining”. E la famosa scena del triciclo ha funestato le notti di molti. Il mistero si annoda, se passeggi accanto alla cancellata gialla. Perfino l’odore delle zagare assume un connotato diverso dal solito. Pare un profumo di lenzuola spettrali, fresche di bucato.Poi ho trovato il numero del proprietario della casa. Ho chiamato. Mi ha risposto una voce di donna: “La villa era di mio fratello che è morto da poco. Faceva il medico. Sì, conosco le voci che girano. Sciocchezze. L’unica vera forza presente ancora tra quelle mura è la dolcezza di un uomo che amava il mare”.

(nella foto) L'interno della Villa

domenica 4 maggio 2008

Alla ricerca dell'onda perfetta a Mondello...

L’onda perfetta. Quell’onda che, scrive Bambarèn (noto surfista-poeta australiano), fonde perfettamente l’uomo alla sua tavola da surf in un matrimonio mistico. Quell’onda che cavalcata, porta dritti in quel luogo ove i sogni diventano realtà. Quell’onda che i surfisti di tutto il mondo cercano. Quell’onda che, chissà, non si trovi di passaggio a Mondello tra il 10 ed il 18 Maggio.
In quei giorni, come ogni anno, la kermesse internazionale del World Festival on The Beach pianterà le tende nella baia palermitana. Ogni mattina, dietro Monte Pellegrino, oltre al sole sorgeranno magia e spettacolo. Surfisti da tutto il mondo si sfideranno sulle onde inseguendo medaglie splendenti come il sole. Ma non solo. Da tutti i paesi giungeranno sulla dorata sabbia mondelliana le più svariate discipline. Chi cercherà la vela la troverà. Chi cercherà il parapendio troverà anche quello. E perché non fare la più classica delle partite di beach volley, magari contro i campioni uscenti cubani Alvares e Munder? Incredibile a credersi, ma in mezzo a queste competizioni ‘esotiche’ ci sarà spazio anche per discipline come la scherma da spiaggia (novità introdotta da quest’anno) o il ciclismo. Quest’anno infatti la maglia rosa non la vestiranno solo i beniamini calcistici della città, ma anche i ciclisti del 91° Giro d’Italia che partirà dal capoluogo siculo, passando proprio dalla borgata marinara.
Con queste premesse, mantenersi leggeri di corpo e di spirito è d’obbligo. E anche li, basta fermarsi in uno dei tanti baretti e magari gustare la nostra ‘brioscia’ col gelato preferita fra un bagno e l’altro. Lo spettacolo tanto ci aspetta e non va a dormire neanche al calar del sole. Immersi nel freschetto che caratterizza le serate primaverili, ci si fa trasportare dagli spettacoli live pop, jazz e da quella musica che sembra uscire dolce dal cuore della spiaggia. In riva al mare i sogni volano veloci sui granelli di sabbia sfiorandoci la pelle come piccoli segreti. Il profumo della spuma delle onde ci penetra le narici cullandoci in attesa dell’alba. Chiamatele emozioni. Chiamatela poesia. Chiamatela magia. O più semplicemente, chiamatela Mondello. Quel luogo dove anche i gabbiani al tramonto ricercano la felicità. Tentando di afferrare quel rosso, che da queste parti sa d’infinito.

Enricuzzu


(nella foto) Manifesto del World Festival on The Beach
(nel video) Promo del Festival organizzato dal club Albaria

venerdì 2 maggio 2008

Dangerous Eating. Quando il coltello serve ad ammazzare... l'appetito!

Sicilia terrà di profumi. Sicilia terra di sapori. Sicilia terra di pregiudizi. Quei pregiudizi a cui difficilmente un siciliano nel mondo fugge, figurarsi un corleonese. Corleone, basta la parola per risvegliare decenni di mafia. Come dice Antonio Moschitta, famoso webmaster rosanero e corleonese doc, i corleonesi sono come le banane; sono Chiquita anche senza bollino.
Ma dopo anni di passiva accettazione ecco che spunta lui. Uno chef. Un corleonese che decide di spiegare al mondo che un coltello, dalle sue parti, si può usare anche semplicemente per affettare le sarde a beccafico e che la vendetta si può gustare su un piatto, basta che sia accompagnata da un filo di buon d’olio d’oliva. Vincenzo Clemente è questo, un omaccione di Corleone col cuore tenero e tanta voglia di rivalsa. Quella stessa rivalsa che lo ha riportato nella sua terra natia dopo ben vent’anni vissuti nella Lousiana statunitense. Li ancora col mito della mafia siciliana ci si convive e film come Il Padrino, famosissimo da quelle parti, non aiutano a sfumare i colori cupi del quadro, anzi ne induriscono i contorni. E Clemente, “Don” per gli amici, proprio non ci sta. E’ per questo che con degli amici di Zurigo ha fatto partire la campagna Dangerous Eating , un tuffo culinario nella Palermo folkloristica, quella fatta di prelibatezze culinarie spesso trovate nei banconi dei mercati come piccoli segreti. All’antipasto troviamo la splendida caponata, piatto tipico importato nel periodo di dominazione spagnola. Si prosegue col fiore all’occhiello italiano nel mondo: la pasta, che Don Clemente ci consiglia con pesto ericino. Una prelibatezza. Le sarde a beccafico seguono come secondo. Il famoso piatto che i chefs francesi svilupparono in Sicilia, portati a corte da Maria Antonietta, moglie di Ferdinando I. Infine, come poter dire di no ai cannoli siciliani, che sono spesso stati causa di vacanze allungate e veloci ritorni in terra sicula da parte di turisti ammaliati da tale magia di ricotta dolce. Tutto annaffiato da buon vino d'annata, magari seduti proprio al Ristorante Cin Cin di Don Clemente.
Sicilia terra di profumi. Sicilia terra di sapori. Sicilia terra, si spera, di minori pregiudizi. Senza la presunzione di voler cancellare una scomoda realtà con un tocco, ma col desiderio di sentirsi apprezzati, anche solo per un secondo, con coltello e forchetta in mano.

"The Godfather is the greatest American movie ever made, but it is also what comes to mind first for many people when they think of Sicily, the place where Mafia began. Well, I come from Corleone, and I can tell you there are many other things Sicilians would rather be famous for… things like cuisine, where knives are used for culinary reasons and revenge is served on a plate…with some olive oil dressing!"
(Don Vincenzo Clemente)

Enricuzzu



(nella foto) Don Vincenzo Clemente
(nel video) Il promo di Dangerous Eating