giovedì 28 febbraio 2008

Dediche

Dedicato a chi questa maglia se la sente cucita addosso.
Dedicato a chi vede la vita solo in rosa ed in nero.
Dedicato a chi sul sediolino della panchina aveva ormai il domicilio.
Dedicato a chi da quella panchina si è alzato gasatissimo come una Coca Cola agitata.
Dedicato a chi come una Coca Cola agitata, è esploso facendo mille danni. Agli altri.
Dedicato a chi a questa squadra ha dato tantissimo.
Dedicato a chi da questa squadra ha ricevuto pochissimo.
Dedicato a chi non sa cosa sia il tacco, ma in puntazze ha la laurea honoris causa.
Dedicato a chi bene che vada riesce a ritagliarsi un rigo nel giornale alla pagina regionale.
Dedicato a chi non si immagina una maglia a strisce sul petto per sentirsi un Dio.
Dedicato a chi Palermo se la sente dentro come nessun altro.
Dedicato a chi al secondo gol ha esultato il doppio.
Dedicato a chi non avuto bisogno di leggere il nome sulla maglia per capire chi l’avesse segnato.
Dedicato infine a chi, a quel gol, si è sentito più palermitano del solito.

Con amore, da Leandro Rinaudo.

(nella foto) Leandro Rinaudo esulta dopo il 2-0 all'Empoli

martedì 26 febbraio 2008

L'erba di S.Siro, la statua e gli 89 minuti

Forse sarà l’erba di S. Siro. Forse sarà la fresca aria della Madonnina. O forse sarò io allo stadio. Fatto sta che da due anni a Milano, fra le maglie rossonere spunta una statua immobile. La statua di un uomo capolavoro della biomeccanica aliena ieri, ma cugino di primo grado dell’introvabile Godot oggi. La statua di un uomo che, in un mondo in cui tutti parlano fin troppo, ha sempre detto pochissime parole ma sudato tanto. La statua di un uomo che non conosce maschere per se stesso, neanche quando c’è da auto criticarsi davanti le telecamere. La statua di un uomo a cui è stato chiesto sacrificio e ancora sacrificio in un ruolo non suo e che in silenzio ha eseguito.
Al 9’ mi sono sentito male al Meazza. Avevo la sciarpetta in mano quando ho visto un “tignuso” entrare in spaccata e buttare la palla dentro. Il silenzio di S. Siro è durato un secondo lunghissimo, ma è stata la melodia più dolce che ho ascoltato quest’anno. Ho urlato. Tantissimo. Poi ho visto la statua e ho dato un nome a quel “tignuso”. Li ho perso la testa, ho fatto vibrare le corde vocali fino a non sentir più voce uscire dalla mia bocca e alzato il mio “boss”, un metro e ottantasette per novantadue chili di cristiano, venuto per l’occasione con me allo stadio, come se fosse una sediolina di plastica. Lo avevo scordato. Avevo scordato come si perde la voce per le urla. Avevo scordato come si trema di passione rosanero. E ho ritrovato tutto in quel minuto numero nove.
Gli altri ottantanove li ho vissuti in frenesia, agitandomi, cantando, tremando, urlando ma comunque sentendomi vivo. Ne ho vissuti solo ottantanove, perché l’ultimo l’ho cancellato. Ho cancellato quell’ultimo minuto di incredibile follia, che ha offeso me, Palermo ed il calcio. Quell’ultimo minuto in cui ho visto, dal terzo anello dello stadio, Amauri agganciato in area e l’arbitro, impaurito, che faceva cenno di continuare. Quell’ultimo minuto in cui ho visto quel dannatissimo Inzaghi lasciato solissimo in area da chi, da difensore, ha anche alzato una Coppa del Mondo. Cancellato, tutto cancellato. Troppo grande l’offesa, troppo grande la rabbia.
Ottantanove minuti. Questi resteranno segnati nel fermo immagine del mio film a Milano. Ottantanove minuti per essermi sentito vivo. Fra l’erba di S. Siro e una statua che fu.

Enricuzzu

(nella foto) Mark Bresciano festeggia lo 0-1 sul Milan con la "statua".

mercoledì 20 febbraio 2008

Trovare una seconda famiglia nel web rosanero

di Tiziana Graziano

Mi sono avvicinata al mondo di internet ed in particolare ai siti dei supporter rosanero, a modo mio, entrando in punta di piedi, cercando di non farmi notare.
Avevo poco dimestichezza con il web e soprattutto avevo tanti pregiudizi nei confronti delle chat e di tutte le comunità virtuali, mi chiedevo chi ci potesse celare dietro nickname così fantasiosi e per questo motivo ho deciso di scegliere un nome che richiamasse quello di battesimo, ma che fosse in qualche modo invisibile, una persona qualsiasi, una "Tizia" qualsiasi.
All’inizio visitavo diversi siti rosa cercando di comprenderne i vari aspetti che li distinguevano l’uno dall’altro, leggendo molto e scrivendo veramente poco, fino a quando ho trovato quello che più si avvicinava al mio modo di vedere e vivere il calcio.
Ho scritto il mio primo commento con trepidazione, cercando di non infastidire nessuno e quasi sperando di non essere notata. Il sito era
www.tifosirosanero.it ed io la solita Tiziana dubbiosa. Invece con mia grande sorpresa ho avuto una splendida accoglienza e da quel momento è stato un susseguirsi di post. C’ho preso gusto e ho cominciato a partecipare attivamente a quella vita virtuale, che poi tanto virtuale non era. Quando ti alzi la mattina e pensi a dare uno sguardo al volo alle news di www.fusirosanero.it o aspetti trepidante i risultati del Concorso “Indovina la Formazione” su www.lanternarosanero.org/pergamena capisci che la “malattia” rosanero webbara ormai ti ha fatto tua.
Nel giro di poco tempo, senza quasi rendermene conto mi sono ritrovata a far parte non di una comunità internet ma quasi di una seconda famiglia rosanero, grazie alla quale ho la possibilità di dialogare con persone che nutrono il mio stesso amore ma soprattutto ho avuto modo di conoscere delle persone veramente speciali, alcune delle quali le posso annoverare come Amicizie vere, con la A maiuscola! E se ripenso a quel primo post, dubbioso e spaventato, quasi mi vien da ridere… Magie del web. Magie rosanero.

(nella foto) Tiziana allo stadio con gli amici della Pergamena Rosa Nero

mercoledì 13 febbraio 2008

Isola delle Femmine

Tante leggende nascono all'alba e muoiono al tramonto di quest'isolotto...
La brezza diffonde nell'aria il profumo salino delle onde, che lente si infrangono sulla costa, e riempono d'immensità la sua sagoma bagnata dagli ultimi raggi del sole.

Enricuzzu

(nella foto) Isola delle Femmine (PA)

sabato 9 febbraio 2008

Un bacio sulle onde

Una sirena uscì dal mare per specchiarsi al sole. Ma si accorse che la sua bellezza era così sensuale e avvolgente, che altro non poteva contenerla se non le stesse onde dalle quali era uscita. E schioccò un bacio su di esse.
Lei lo chiamò amore. La gente la chiamò Sicilia.


(nella foto) Frammenti di Altavilla Milicia (PA)

venerdì 8 febbraio 2008

La notte di San Lorenzo

La tovaglia distesa sulla sabbia ancora non si arriccia col vento. Non c’è tanto vento d’altronde stasera. Dietro me, una famiglia numerosa e rumorosa ha acceso uno stereo dal quale escono canzoni che con la musica vera fanno sonoramente a botte, e discute animatamente sotto un gazebo, il quale se venisse giù e li schiacciasse tutti, farebbe un favore all’umanità. Accanto a me i miei amici si domandano come mai se dovevamo andare prima in quel posto e poi in quell’altro, ci ritroviamo ora tutti col naso all’insù in spiaggia alla ricerca di qualche stella cadente. “Dai Enri, dicci quante ne vedi...” mi apostrofano sorridendo. Loro di stelle cadenti negli anni, ne hanno viste così tante che la metà basta. E sanno che invece io in vent’anni non dico una, ma non ne ho sfiorata neanche mezza. Sono il classico sfigato che quando guarda a destra una stella sfreccia a sinistra, e quando si giro di scatto a sinistra per intravederla, un’altra sfreccia veloce a destra. Giuro, pagherei per vederne una.

Poco distante da me, un cane randagio esce dall’acqua infreddolito e ricoprendosi di sabbia si sdraia alla ricerca di un po’ di calore. Il naso è all’insù, gli occhi tremanti, sicuramente più umani di quelli di molti uomini.
Ma proprio mentre sorrido guardandolo, accade il miracolo. Di fronte a me sfreccia silenziosissima una stella grandissima. Così, senza preavviso. La coda è così luminosa e lunga che sembra esserci scritto per lungo “se non mi vedi ora sei proprio un pirla!”. E ora che faccio? Ho sempre desiderato di veder passare una stella cadente… e ora che sta passando che diavolo desidero? Non vale. Chiudo gli occhi e mi lascio trasportare dal suono delle onde. Esprimo un desiderio e apro gli occhi. Dietro di me il gazebo è ancora in piedi, ma la famiglia rumorosa non c’è più. Mi giro, sono solo. I miei amici non li vedo ma sento che ci sono. Come le stelle al mattino. Forse il mio desiderio si sta già avverando… Siamo solo io, il cielo e un’enorme stella che è già sfrecciata. Solo noi. Anche troppi per i miei gusti.

La tovaglia si arriccia con un soffio di vento e mi sfiora la gamba riportandomi alla realtà. I miei amici continuano a ridere e scherzare e la famiglia dietro non è più neanche tanto rumorosa. Il cane poco distante da me non trema più e dorme sereno. Forse anche lui ha visto sfrecciare un stella cadente.

Enricuzzu

(nella foto) "Notte di San Lorenzo" di Antonella Affronti

mercoledì 6 febbraio 2008

Lettera d'Amore

Amore mio,

non so perché ti scrivo questa lettera, ma
è tremendamente difficile. Non si può cancellare un ricordo. Non si può dimenticare un amore, specie dopo pochissimo tempo. Non si può fare reset al cuore.
Fra qualche giorno saremo entrambi nello stesso giardino dei desideri, insieme, come ai vecchi tempi. Ma tu sarai con un’altra, e non appena io ti vedrò mi si stringerà il cuore. Mi si stringerà respirando da lontano il tuo profumo. Mi si stringerà quando ti sentirò nuovamente così vicino, eppure così irrimediabilmente lontano. Mi si stringerà perdendomi nei tuoi occhi azzurri, intravedendo quel flebile luccichio di tristezza che anche tu avrai.
Non sono mai stata brava con le parole e lo sai, ma coi sentimenti ti ho stregato. Ti ho fulminato, ti ho abbracciato, baciato e non ti ho mollato più. Io, che sono amata da migliaia di persone e che a te ho dato il mio cuore come forse a nessun altro. E ti ho amato come non riuscirà a fare mai nessuna. Non ti ho mollato come non mi volevi mollare tu il giorno in cui qualcuno ha rotto il nostro legame. Il giorno in cui il nostro amore si è librato in aria come una foglia ormai vecchia. Il giorno in cui hai pianto davanti a tutti rendendomi per sempre legata al tuo nome. Perché ogni sera, quando la luce dei riflettori calerà sul nostro giardino dei desideri, io sarò sempre li pensando a te. Cosi vicino, così lontano. E mentre scrivo, una lacrima mi accarezza lenta e mi scivola lungo la schiena disegnando un 5 d’oro. Eugenio, non ti dimenticherò mai.

Per sempre tua,
la Maglia RosaNero